sabato, gennaio 27, 2007

I decreti bersani e le altre riforme

Personalmente, rispetto all'azione di governo attuale, non posso condividere alcune cose che sono state fatte, in particolar modo lo stravolgimento di un indirizzo teso alla riduzione della pressione fiscale, convinto come ero che solo la riduzione delle entrate avrebbe potuto portare a tagli nella spesa.

Detto questo l'Italia è l'unico paese dove, se si vuol fare qualcosa o una legge occorre farla per decreto e questo indipendentemente dal colore della maggioranza per cui vediamo di analizzare il senso di questi decreti.

Siamo ammalati quasi tutti di protezionismo "personale". Si può liberalizzare tutto, meno quello che riguarda noi; dico questo non per populismo, ma perché la difesa più utilizzata da tutti quando si propone di liberalizzare il proprio settore è trovare altri settori "più protetti" ed applicare la logica, prima loro... poi noi.

Certo è vero, ancora adesso, che alcune aree protette non sono state colpite dal vento delle liberalizzazioni, come molti servizi pubblici locali, che costituiscono ancora grosse fonti di costi "occulti" a causa dell'inefficienza nella gestione delle municipalizzate da parte delle amministrazioni, ma nel complesso trovo l'opera del ministro Bersani interessante.

Tuttavia mi chiedo, le Authority preposte dove erano?

Il costo di ricarica è un'invenzione delle compagnie per sfruttare un'anomalia italiana, il fatto che siano tassati gli abbonamenti (da 5 a 12 € al mese), mentre le ricaricabili non pagano alcun costo; questa situazione agevola ovviamente queste ultime; così fino ad oggi, sfruttando questa idiozia normativa, una tassa occulta la RISCUOTEVANO le compagnie telefoniche.

Perché c'è voluto un decreto? E soprattutto perché non si è anche provveduto ad eliminare la tassa sugli abbonamenti?

Quanti agli operatori non venissero a raccontare la favola che i costi di ricarica sono causati dai margini lasciati agli operatori commerciali, perché sulle ricariche, vi è il mostruoso guadagno dell'1-2%.
Considerato che le compagnie lucrano dal 10 al 33%, sui tagli di ricarica più comuni, che questo guadagno è totalmente aggiuntivo a quello già conseguito sulle telefonate e sugli SMS, non si capisce la ragione di tale BALZELLO.

Wind non ha costi di ricarica e non per questo ha portato i libri in tribunale.

Ma il costo di ricarica, da parte di molti operatori, esiste da sempre, dove sono stati tutti, incluso il governo Berlusconi, in tutti questi anni?

Sul resto devo dire che le liberalizzazioni hanno sempre un costo sociale, quello di cui tutti parlano in televisione e sui giornali, spesso a sproposito; viceversa il beneficio, spesso molto più consistente, è invisibile e fa poca notizia perché ripartito su centinaia di migliaia di persone.

Vi faccio un esempio che spero chiarisca il quadro
Se risparmiassimo tutti 3-4c. al litro su ogni litro di carburante, quale sarebbe il beneficio per 20 milioni di automobilisti? immaginiamo un consumo di 400 litri di carburante/auto, ed abbiamo un risparmio pari a 320 Milioni di €, solo che sarebbe ripartito in 16 €/auto, contro la perdita di circa 5.000 posti di lavoro che fanno più notizia.

Il problema però è che, per tenere in piedi questi 5.000 posti, oggi spendiamo, come collettività, ben 60.000 €, ne vale la pena?

E' questo il problema di molte liberalizzazioni e dei sistemi protezionistici, quali quelli fortissimi sull'agricoltura.

Per ora mi fermo qui, ma tornerò poi sull'argomento.

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Il TFR: cosa fare?

In queste settimane un tema molto sentito dalle persone che mi scrivono è quello della scelta da fare per il loro TFR.
Lasciarlo in azienda? (Per chi lavora in aziende con meno di 50 dipendenti)
Destinarlo ai fondi pensione? Se sì a quali quelli aperti o quelli chiusi?
Destinarlo al fondo istituito presso l'INPS?

Si tratta di scelte molto difficili e che di sicuro avranno riflessi anche di medio-lungo periodo visto l'importanza che la liquidazione ha sempre avuto per molti lavoratori.

Un dato certo esiste, il sistema pensionistico è destinato ad offrire rendite sempre più "scarse" nei prossimi anni, visto l'allungarsi della vita media, la riduzione del numero degli occupati rispetto ai pensionati ed anche le scellerate scelte passate.
Non si può pensare che il Governo possa fare qualcosa per aumentare le pensioni future, per una semplice ragione economica, per dare pensioni più generose occorre aumentare ancora le imposte, il che porta lo stato, a riprendersi da un lato ciò che ha dato dall'altro.

Vediamo allora cosa consiglierei a tutte le persone che affrontano questa difficile decisione

Cominciamo con i consigli base per qualunque scelta finanziaria:
  1. Che ottica temporale ha il tuo investimento?
    In termini più concreti, quanti anni ti mancano alla pensione?
  2. Che utilizzo pensi di dover fare della tua liquidazione?
Sulla base dell'ottica temporale cominciamo a dare qualche indicazione di massima.
I fondi pensione si differenziano spesso per la LINEA DI INVESTIMENTO prescelta, ovvero per gli strumenti finanziari in cui viene investito il denaro.
Meno rischioso e tendenzialmente con minor rendimento è l'investimento in titoli di stato a medio-breve termine, normalmente questa LINEA viene definita prudente.
L'aggiunta di obbligazioni prima ed azioni poi al portafoglio del fondo, rendono la LINEA più rischiosa e conseguentemente potenzialmente più redditizia.

Ma se l'investimento azionario è più redditizio perché prevedere LINEE più prudente e meno remunerative? Perché come spiegato più volte su questo blog, il tempo è importante così come la necessità o meno, in un certo momento, di disporre del proprio capitale per spese impreviste.

Infatti, se è vero che i mercati azionari hanno quasi sempre, sul lungo termine (15-30 anni), rendimenti più alti di quelli offerti dalle obbligazioni o dai titoli di stato, non è detto che ciò avvenga anche su tempi più brevi (3-10 anni).
Questo significa che investire i soldi della vostra liquidazione in un fondo pensione a forte compenente azionaria, se è una buona idea se avete 30 anni e la prospettiva di lavorare per altri 30 anni, non è detto che lo sia se ne avete 55 o 60 e siete vicini alla pensione.

Lo stesso si può dire riguardo all'utilizzo dei vostri soldi, se pensate di non volerli utilizzare se non in casi davvero eccezionali per tutto il periodo, è bene puntare su una componente di azionario più forte, in caso contrario, se avete già deciso che dopo 8-10 anni utilizzerete quanto accumulato per acquistare la prima casa, dovete considerare questo come il periodo per il quale scegliere il mix giusto, anche se avete davanti 30 anni di lavoro.

Quanto ai fondi pensione ed alle altre forme pensionistiche vi sono principalmente: i fondi pensione aperti, i fondi pensione chiusi, i piani pensionistici individuali (PIP).

Ciascuno ha proprie caratteristiche, ma di questo parleremo in un prossimo post.

Intanto se avete dubbi o domande specifiche, scrivetemi e vi risponderò qui o in privato.

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martedì, gennaio 23, 2007

Credito al consumo: uno sguardo al futuro

"Il 10% della ricchezza del Paese, tra cinque anni, sarà legata ai prestiti e a pagamenti effettuati con carte di credito o alimentati da scoperto in banca. Il ricorso alle carte di credito, secondo lo studio, aumenterà del 21% annuo, mentre i prestiti personali del 15%.

Inoltre, nei prossimi anni, un bene rifugio come la Casa si trasformerà in strumento di liquidità, ovvero potrà essere usato come garanzia per ottenere dei finanziamenti. Altre novità riguarderanno poi la diffusione di una nuova carta di credito ritagliata sulle esigenze dell'utente e destinata a modalità di pagamento diverse a seconda del portafoglio individuale.

La crescita del credito al consumo in Italia, pertanto, andrà di pari passo con un accesso al credito allargato a fasce della popolazione, come i lavoratori atipici e gli immigrati e questa sarà una grande opportunità per le banche che sapranno proporre prodotti innovativi e più vantaggiosi ai loro nuovo clienti".


Queste in sintesi le conclusioni dell'Osservatorio McKinsey-Il Sole 24 Ore pubblicato ieri circa il futuro del mercato del credito al consumo. Ma è davvero così salutare un'economia basata sul debito privato, quando già la situazione di quello pubblico è allarmante?

Chi sono?

Mi è stato chiesto di dire chi sono, beh, mi presento.

Ho 30 anni, una laurea in economia e commercio, un passato da consulente e da esperto in nuove tecnologie.
Attualmente lavoro in un'azienda di commercio all'ingrosso e dettaglio e seguo lo sviluppo di nuovi progetti ed iniziative.
Per il resto, leggo molto, gioco con le mie figliolette e curo il mio sito internet preferito ilMac.net.
Questa è la mia foto, per chi era curioso di sapere come sono:

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lunedì, gennaio 22, 2007

La BCE alza i tassi: e io pago

In questi giorni si sente parlare, continuamente, dell'aumento del tasso d'interesse deciso dalla Banca Centrale Europea, alcune settimane fa, che sta mostrando i suoi effetti sui mutui a tasso varibiale sottoscritti copiosamente negli ultimi anni.

Cosa ci aspetta nei prossimi mesi?

Cosa si può fare per neutralizzare gli aumenti del nostro mutuo?

Occorre valutare con attenzione quale è la vostra situazione, anche se, sostituire tassi varibili, con tassi fissi, in una fase di crescita dei tassi è sempre poco conveniente, perché la crescita dei tassi, porta con se la crescita anche dei tassi fissi.

Avete un problema? Ne vogliamo discutere?
Scrivetemi un commento

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sabato, gennaio 06, 2007

Tasso fisso e variabile

Periodicamente si accende la discussione tra i sostenitori del tasso fisso e quelli del tasso variabile, quando si tratta di fare una scelta circa la modalità corretta di finanziarsi.

I fautori del tasso variabile, puntano molto sull'importo delle rate che, ovviamente, hanno un valore teorico più basso di quelle proposte dal tasso fisso.
I fautori del tasso fisso segnalano la "sicurezza" che questo tipo di scelta offre consentendo di pianificare meglio le proprie spese senza inattese sorprese a causa dell'innalzamento dei tassi.

In queste settimane stiamo assistendo a decine di articoli sull'aumento delle rate dei mutui, come se questo fosse un evento imprevedibile.
Purtroppo, guardando la curva dei tassi di interesse a medio termine, si sapeva che, nel corso del 2005-2006 il costo del denaro sarebbe salito e, con esso, tutto ciò che vi era legato, mutui inclusi.

Certo molti si attendevano aumenti più "limitati" un percorso di risalita più "dolce" anziché quello repentino scelto dalla BCE, tuttavia il dato era atteso.
Chi ha beneficiato di prime rate più "leggere" grazie a tassi di interesse più vantaggiosi, oggi si trova a pagare di più e, se non aveva ben considerato questa eventualità, può trovarsi in difficoltà.

Cosa fare?

In una fase di rialzo dei tassi di interesse, come quella attuale, è difficile dare dei consigli. Perché, ad esempio, un mutuo a tasso fisso, sottoscritto oggi avrebbe un tasso ancora più alto di quello che già oggi viene pagato con un indebitamento variabile.

Meglio lasciare tutto come si trova?

Ci sono molte possibilità e dipendono, tra le altre cose, anche dalla vostra disponibilità al risparmio e dalla durata residua del mutuo.

Ma di questo ne parlerò un'altra volta.

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